Curse of the Azure Bonds: come ti compro i raksasha

  Con l’abitudine ormai consolidata a questi giochi della SSI, sperare e aspettare delle sorprese dopo aver messo per la prima volta piede in un nuovo “quadro” del videogioco, sembra essere una vana e sciocca speranza. Invece non è così.  Voglio dire che a tutti gli effetti è reale e veritiero il funzionamento di una logica per la quale, se degli avventurieri entrano in un territorio ostile, all’inizio possono trovare nemici numerosi a ogni passo, ma poi, secondo la più semplice (e crudele) legge della sopravvivenza (mors tua vita mea), all’interno di un territorio delimitato nello spazio, dei bravi avventurieri alla fine ripuliscono la zona e possono in seguito perlustrarla più comodamente.  In effetti in molti posti dove CotAB ha luogo questa regola è rispettata: all’inizio è un inferno, non ci si riesce a muovere d’un metro senza dover combattere (ma se non è una lotta per la sopravvivenza allora è una guerra, e ha di queste caratteristiche), poi dopo un certo numero di battaglie vinte, tutto diventa più vuoto.  Sapendo questo, dopo il primo Incontro dentro le rovine di Myth Drannor, poiché avevo la necessità di far riposare il gruppo, saggiamente decisi di farlo tornare indietro fino alla Valle dei Sepolcri, dove la situazione è più tranquilla. Credo tutt’ora che sia stata una di quelle occasioni da prendere al volo perché non ne ricapiteranno dato che eravamo a quattro Turni di distanza dal punto di passaggio da una zona all’altro.   Su questa via di ritorno faccio un Incontro casuale con dei rakshasa. Me lo aspettavo. Scorro distrattamente le opzioni dell’Incontro (se attaccare, scappare o parlare) e, fuggire non posso ma parlare sì – nel senso che se tento la fuga automaticamente subentra il menù di dialogo. Scelgo di rivolgermi ai PnG in modo cortese e amichevole, ottengo in risposta una sorpresa! I rakshasa sono molto civilizzati (e i termini che usano lo dimostrano, in fin dei conti sono in un loro territorio dove hanno una specie di “sovranità”), estremamente indipendenti, non gli importa nulla di Tyranthraxus e neanche di noi. Tuttavia sono scaltri e opportunisti. Ci dicono che in cambio di una mazzetta («a thite») o pedaggio che dir si voglia, ci lasceranno stare. Ho quintali di gioielleria in spalla e sapevo di far bene a non disfarmene! Prego, servitevi pure!

  Da questo momento in poi, al costo di 200 monete di platino ogni volta, eviteremo ogni combattimento o rissa da strada con i rakshasa che controllano questi quartieri della città in rovina. E allora cambia tutto, attraversare Myth Drannor diventa una scorrevolissima passeggiata. Infatti dopo l’accampamento fuori da qui, in pochi secondi ho già trovato il tempio dove Tyranthraxus si nasconde – o ci aspetta. Tuttavia, essendo le cose diventate così facili, voglio vedere qualcuna delle “meraviglie perdute” di questa città.

  Nel quadrante di nord est mi imbatto in un essere umano rincorso da una muta di segugi infernali. Questo ovviamente non ha molto senso sotto ogni aspetto, ma salvandolo da morte certa e atroce (cade per terra proprio sotto i nostri occhi) ci dice in un edificio nei pressi di questo quadrante c’è la «nostra ricompensa», poi ovviamente si volatilizza come altri già incontrati in condizioni simili.