Hillsfar: Dumbstalk campione dell’Arena

Poiché è passato fin troppo tempo dall’ultima partita, cerco di tirare le fila in modo da fare il punto della situazione. Entrato in città, mi reco presso la Gilda dei Guerrieri (edificio e istituzione decisamente fuori luogo per l’Ambientazione, per quanto classiche esse siano in tutti i giochi di ruolo fantasy) e il Guildmaster non è disponibile.

Quindi faccio un salto presso l’”arcieria”, cioè il negozio che vende ogni tipo di armi a gittata, per vedere se devo ancora completare la prova con le armi a distanza, allo scopo di dimostrare che il nano è meritevole di essere ascoltato. Non ha fatto caso all’ora ed essendo a Colsfar sera, la trovo chiusa.

Come in un Open World primitivo potrei fare quello che voglio a questo punto, cioè rubare nelle case e visitare bar e taverne ma non avendo questo in testa e perché altro non è concesso dalla programmazione, torno alla Gilda dove posso far riposare il PG fino alla mattina successiva.

Dopodiché trovo il negozio aperto e accetto di tentare le capacità di Dumbstalk al “poligono”. Di questa prova e del risultato ottenuto posso tralasciare la descrizione: non c’è alcuna differenza rispetto a quanto ho già fatto in precedenza né, soprattutto, il condurla durante questa sessione provoca avanzamenti nella storia e nel gioco, perché tornando ancora presso la gilda, ancora non ho modo di parlare con il capo.

Perciò la conclusione è una sola: perché nella partita in corso mi ero fermato prima di completare il compito che mi era stato dato, cioè di dimostrare le capacità di Dumbstalk nel combattimento corpo a corpo nell’arena, devo concludere quella così da rientrare nel solco delle Quest scritte per avanzare nel gioco. L’“Arena” è una prova di tipo agonistico che può essere compiuta da qualsiasi personaggio, qualunque possa essere la sua Classe, anche fuori delle missioni che compongono le trame del gioco: basta imboccare le porte del luogo per essere spinti in mezzo al campo di combattimento. In alternativa qualora il PG venisse arrestato dalle guardie cittadine, essere costretti a combattere sarà la pena a seguito della condanna (apparentemente senza processo). Gli scontri non sembrano mortali – ma non ho mai spinto le cose così tanto a fondo fino a testare questa eventualità – e i combattenti vittoriosi o sconfitti vengono poi liberati più o meno malconci.

I combattimenti nell’arena funzionano in modo che, ogni volta che si vince uno scontro, si può scegliere se continuare a combattere oppure abbandonare; ogni combattimento vede un cambio di avversario (sono in tutto quattro) che sono diversi tipi di umanoidi con caratteristiche di lotta differenti; tendenzialmente sono uno più forte dell’altro in base all’ordine cui si incontrano, fino al temibile Minotauro rosso «senza nome», che sarebbe l’ultimo avversario da combattere con Dumbstalk per la sua missione.

Il minotauro rosso è un mostro molto difficile, perché a differenza degli altri non è così prevedibile e oltre che con la staffa di legno, colpisce anche (senza bisogno di sottolinearlo) incornando. Probabilmente qualsiasi altro PG del mio Party non può riuscire a sconfiggerlo in uno scontro puramente fisico, ma Dumbstalk ha dalla sua una grande resistenza fisica (cioè molti Punti Ferita) che gli consentono di restare in piedi anche se colpito più volte e, oltre alla difesa la sua potenza di fuoco è impareggiabile. Posso commentare lo scontro scrivendo che è stato lungo e appagante, gli spettatori hanno trattenuto il fiato vedendo il nano riuscire a parare e a schivare le offensive del minotauro; chi aveva scommesso su Dumbstalk ha temuto e poi ha esultato vedendo come è rimasto in piedi nonostante le legnate e le incornate. Poi come nei combattimenti che restano nella storia dell’arena di Colsfar, tutto lo stadio ha urlato fino allo sfinimento per le risposte di Dumbstalk il quale ha infine sfondato le difese del mostro e l’ha abbattuto dando alla polvere del campo di Marte il corpo tramortito dell’essere metà uomo e metà toro.

E dopo gli allori, le palme e i trofei, da vincitore e con l’attestato di valentissimo guerriero si torna alla gilda dove sono ricevuto dal capo in una situazione che è cambiata. Ottengo infatti una nuova missione di livello molto superiore: non si tratta più di dare prova di abilità, in un contesto agonistico come in un torneo che per un vero guerriero è una bazzecola.

Una nota sui minotauri

Il minotauro sconfitto da Dumbstalk è un mostro di D&D (presente in tutte le sue versioni ed edizioni) riferito in particolare al Monster Manual del 1979 – per quanto ne so nell’anno di rilascio del videogame Hillsfar nessuno era intervenuto su questo mostro per apportare alcuna modifica.

Come per molti altri soggetti tratti dalla mitologia greca (medusa, sirene, centauri ecc.) Gygax e i suoi collaboratori adottarono un criterio abbastanza semplicistico, ricreando questi mostri che in origine, in base alle loro storie originali, erano anche dei soggetti unici (come nel caso del minotauro) per trasformali in “razze” o specie di esseri che avevano modi di vivere pressoché identici ai folletti, ai goblinoidi ecc., insomma a tutte quelle creature tratte dal folklore nordico che erano diventate il paradigma dei mostri e dei “mostriciattoli” della cultura fantasy tra gli anni ‘70 e gli ‘80; ad alcune di queste specie si erano date forme di comunità più o meno rozze in cui vivevano, altre sono in circoli dal numero estremamente ristretto e altre ancora hanno esistenza solitaria, esattamente come se avessero una “natura” dipesa dall’evoluzione dallo stato animale, anche quando le loro origini erano magiche o soprannaturali, comunque fosse sviluppavano stili di vita caratterizzati in base a come ho brevemente descritto.

A tutti gli effetti il minotauro abbattuto da Dumbstalk non è stata una novità né per il nano guerriero né per qualsiasi altro avventuriero che in particolare abbia avuto modo di esplorare luoghi sotterranei della regione delle Valli: se ne possono incontrare molti, quasi sempre in gruppo, se non in vere mandrie, e in quasi tutti i casi nei videogame (ma anche nelle avventure da tavolo) del periodo, al di là delle loro specifiche di combattimento, non avevano alcuna altra differenza con gli altri mostri – per l’appunto, quello che si incontra nell’arena è il primo caso di minotauro che manifesta con evidenza una capacità di interazione con il genere umano, di conseguenza anche con le altre popolazioni civilizzate.

Il vero minotauro mitologico è un soggetto ben diverso, soprattutto se consideriamo i suoi tratti specifici e cerchiamo di tradurli in elementi per i giochi di ruolo. Abbiamo una creatura nata su impulso di una volontà divina, il dio Poseidone, protettore dell’isola di Creta al tempo del regno di Minosse, che inviò un toro bianco in segno di benevolenza verso i cretesi e i suoi regnanti. Il mito racconta che il toro ebbe uno ierogamos (unione sacra) con la moglie del re, dalla quale nasce l’essere metà toro e metà uomo. È superfluo notare quanto la genesi mitologica ponga tutto quanto a un livello talmente alto per il quale è giustificabile l’omissione o totale cancellazione della genesi stessa da parte di un game designer con degli scrupoli nello spingere così oltre la concezione e la collocazione di un soggetto dell’immaginario fantastico.Ma sempre questa genesi è necessaria e insostituibile per dare al minotauro una caratteristica esclusiva, cioè la sua unicità. Rispettando queste premesse, quanti minotauri possono esistere in un universo oltre il primo? Ovviamente nessun altro.

Inoltre è fondamentale concentrarsi sulla figura ideale del toro, che può restare valida anche in un mondo immaginario dove vivono molti altri animali ben più potenti e oggettivamente meravigliosi: ciò nonostante il toro (o quello che si vuole, basta che sia simile) resta quell’animale che può vivere insieme all’uomo, perché addomesticabile almeno in parte, oltre a essere indispensabile per allevare tutti gli altri bovini in qualità di esemplare da riproduzione; ma è talmente grande, maestoso e nobile, da rappresentare quasi sempre il simbolo della forza sovrumana oltre che della ricchezza e della regalità (per il suo ruolo di capobranco). Per tutte queste ragioni, credo che si capisca perfettamente come, magari in altra sede, forse anche solo in un’Ambientazione strutturata diversamente, un minotauro sarebbe più che degno di avere l’insigne uolo di mostro unico in un intero bestiario.

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