Come giocare oggi a Dragons of Flame.

  L’hobby dell’«Abadongamer» è una passione di nicchia del mondo dei videogiochi, può essere persino differente dal più conosciuto Retrogaming se proprio vogliamo fare i precisini. In sostanza le cose stanno messe così: i videogiochi spopolano da generazioni, ultimamente ci sono molte persone anche sopra i cinquanta e sessant’anni d’età che grazie agli Smartphone hanno scoperto per la prima volta i Videogame, e forse hanno iniziato a comprendere e condividere questo passatempo con i loro figli. Altro aspetto determinante è il continuo ed esponenziale potenziamento delle macchine da gioco e dei calcolatori in genere. Uso il termine potenziamento e non innovazione poiché, a conti fatti, trovare dei dispositivi elettronici che offrono funzionalità davvero nuove, cioè assenti negli esemplari precedenti, è abbastanza raro nella storia della Tecnica. In questi ultimi anni le Consolle, i Computer e i dispositivi portatili si presentano come strumenti di comunicazione e di riproduzione interattiva di materiale audiovisivo, con qualità costantemente crescente.  Per quanto riguarda il settore dei videogiochi in particolare, ciò comporta la possibilità di ottenere macchine migliori a prezzi più ragionevoli e di conseguenza, per tornare a esprimermi in tono colloquiale, l’opportunità di potersi gustare quel Videogame che quattro o cinque anni fa non girava sul vecchio PC scassato perché non aveva una configurazione sufficientemente potente. Il retrogamer in sostanza è questo: gioca titoli relativamente datati, seppure bellissimi e tecnicamente sofisticati, su computer di fascia oggi economica; e fa tutto questo in modo assolutamente legale e conveniente, acquistando copie originali dei videogiochi alle bancarelle degli oggetti di seconda mano, oppure li scarica o li ordina da e su Internet, pagandoli ovviamente molto meno che in passato.  L’Abadonware è una cosa leggermente differente. Seppure in sostanza sempre si tratta di dilettarsi con i videogiochi, l’appassionato scava: diventa un archeologo dell’informatica  e va alla ricerca di quei titoli così vecchi per i quali le attuali macchine non sono predisposte per eseguirli. Io personalmente non vado neppure così alla preistoria dei Computer e ho una vita facilissima, molta altra gente prima di me ha affrontato il problema di far funzionare un programma dentro un Sistema Operativo per il quale il suo codice è illeggibile – che è un problema informatico detto di «compatibilità» o «retrocompatibilità» e nella pratica sarebbe come riuscire a collegare un Computer di oggi a un televisore che ha solo la presta scart per esempio.  Perciò oggigiorno sono sufficienti pochi minuti per recuperare un gioco Abadonware e l’attrezzatura necessaria per farlo funzionare. Alla domanda, è legale tutto questo?, rispondo che i software Abandoware (“abbandonati”) hanno lo stesso nobilissimo status dei Promessi Sposti di Manzoni, dell’Orlando Furioso, della Divina Commedia o delle opere di Bach e Mozart: cose che dal punto di vista commerciale ed economico, hanno fatto il loro tempo da un pezzo, ma sono anche così importanti che sarebbe un peccato non conoscerle, perciò, non è solo legale impossessarsene, ma anche – in un certo senso – doveroso conoscerle.  Sempre per quanto riguarda la mia esperienza personale, mi sono affidato alla “saggezza” del grande Google – ho semplicemente scelto tra i risultati di una ricerca sul motore il primo risultato valido, che si proponeva come la versione di Dragons of Flame per i sistemi MS-DOS del 1989. Originariamente il programma era contenuto su due supporti di memoria, Floppy Disk da 5 pollici e ¼ per un totale di 217 KiB di archivio compresso (quello possibile da scaricare) che diventano 772 KiB una volta decompresso in una cartella. Una veloce scorsa ai file contenuti mostrerà che il programma si poteva anche installare su quei rari Home Computer che all’epoca possedevano un disco fisso. Naturalmente tentare di fare quest’operazione oggi è abbastanza macchinoso e inutile, cominciando con il creare una micro-partizione DOS sul proprio Hard Disk. Dato che non sono andato oltre, non so dire se il gioco si poteva installare anche su altri supporti rimovibili, cioè semplicemente su altri dischi magnetici, così da prevenire guasti irrecuperabili a casua dell’usura dei supporti o di tutta una serie di imprevedibili incidenti (che capitano ancora oggi). Tuttavia il videogioco è già pronto e compilato così come lo si trova, e nel 1989 era sufficiente inserire il disco nell’alloggiamento (oggi diciamo nel lettore), per poi spostare il puntamento del Sistema Operativo su quell’unità (scrivendo “<$lettera_unità>:\”, per esempio “a:\”) e poi digitando il giusto nome dell’applicazione d’avvio, che per comodità fu nominato Start(.exe) per Dragons of Flame.

  Per far andare tutto questo su un computer del 2017 32/64 bit, serve un emulatore del Sistema Operativo MS-DOS, cioè il famoso Dosbox (o anche un altro), programma gratuito scaricabile dal suo omonimo sito. Non è la prima volta che ricorro a questo emulatore per i videogiochi d’epoca, ma vale la pena spendere qualche riga in caso fossero utili per qualche neofita.

  Dosbox è disponibile per tutti i moderni e più avanzati Sistemi Operativi, cioè LinuxWindowsApple e anche per Android e iOS – seppure tentare di usarlo per far girare programmi “antichi” senza una tastiera fisica non è la cosa più consigliabile del mondo. Questo programma si scarica e si installa senza alcuna difficoltà, come una qualunque app oggi disponibile, ma è il passo immediatamente successivo a creare qualche rogna.  Spiegato in termini molto semplici, questo emulatore crea di volta in volta, cioè ogniqualvolta si prova a lanciare un programma “antico”, una partizione di memoria virtuale formattata secondo le specifiche dei dischi di MS-DOS. Quando Dosbox viene chiuso, tutto questo si cancella e non ne resta traccia alcuna – anche perché in media si sfruttano un millesimo delle risorse disponibili degli attuali Computer.  I problemi arrivano quando si deve “istruire” Dosbox su dove andare a leggere le informazioni necessarie; cioè bisogna indicargli la cartella dove abbiamo messo i File del videogioco, in modo che lui possa leggerli, copiarli nella sua partizione virtuale e poi caricarli. Per fare questo bisogna usare i comandi testuali di MS-DOS e persino smanettoni vecchi come me spesso ci perdono una mezz’ora buona per ricordarsi come si fa – figurarsi come può trovarsi gente che ha conosciuto i Computer solo con i puntatori del Mouse in qualità di strumento d’interazione privilegiata.  Fortunatamente sto scrivendo di un problema già vecchio e superato. Infatti le ultime e più rifinite versioni di Dosbox fanno in modo che durante il processo di installazione il programma sia completamente riconosciuto dal Sistema Operativo principale, e ciò vale a dire che Dosbox avrà automaticamente associati i vecchi File eseguibili di MS-DOS e basterà aprire la cartella, selezionare il File, premere il tasto destro del Mouse per trovare “apri con… Dosbox” bell’e pronto. Selezionando quest’opzione, tutto si avvierà automaticamente. È tutto perfetto, ma solo se usate Linux o Apple, perché disgrazia vuole che Windows (Win10 in particolare) usi ancora le estensioni .bat, .exe e .com per i suoi eseguibili, e ciò comporta che il giochino rapido e immediato non funziona sul discendente del nobile MicroSoft Disk Operating System perché tenterà di avviare il programma come fosse un’applicazione per Windows, e naturalmente non funzionerà.
Soluzione: installate Dosbox su Windows 10 scegliendo di creare un’icona di collegamento rapido al programma sul Desktop. Una volta ultimata l’installazione aprite da Esplora Risorse la cartella del videogioco, selezionate il File eseguibile (Start.exe) e tenete premuto il tasto sinistro del Mouse. Trascinate il File Start.exe esattamente come se voleste spostarlo altrove fin sopra l’icona di Dosbox presente sul Desktop. Quando rilasciate il tasto sinistro del Mouse, invece d’aver spostato il File Start.exe, questo sarà eseguito da Dosbox – se interessa saperlo, questo trick funziona per qualsiasi altro File e programma.

In quante e quali versioni è possibile giocare Dragons of Flame?

  Sul sito Myabadonware.com, dal quale è possibile scaricare la versione MS-DOS, è presente anche la possibilità di giocare il titolo direttamente, senza scaricare nulla, sul proprio Browser. È una pregevole iniziativa, tuttavia ancora ancora in fase sperimentale e per quanto risulta dalle prove che ho effettuato, non funziona – forse per altri videogiochi invece questa Feature è perfetta.Oltre alla versione MS-DOS, sempre sul sito di Myabadonware sono disponibili altri pacchetti del gioco in questione. La seconda versione è per l’Amiga, delle dimensioni di 1Mb zippato. Per usarlo, si può scaricare WinUAE, un emulatore Amiga che sembra molto curato.  Assolutamente ridotta nel peso dei KiloByte (98) è la versione per il pochissimo noto Amstrad CPC, per il quale l’emulatore funzionane è forse Winape.  La versione per il Commodore 64 è un archivio di 128 KiB. Vista la fortuna di questa macchina ai tempi degli Home Computer 8 bit (fu forse la più venduta tra tutte), di emulatori ne sono comparsi molti nel corso del tempo. Tra questi il più affidabile è CCS64.  L’ultima versione disponibile su Myabadonware è per la Console Nintendo NES (ROM da 378 Kib). Ho già utilizzato un emulatore di questa Console al tempo di Heroes of the Lance, che fu FCEUX, senza nessun problema.  Per la versione dell’Atari ST, bisogna riferirsi a un altro sito web che mantiene disponibile l’archivio da scaricare. In questo caso l’emulatore per l’Atari ST si chiama Hatari, ma sembra essere funzionante solo nei sistemi compatibili con Unix (quindi niente Windows) e necessita di alcuni accorgimenti particolari perché sia effettivamente funzionante.  Concludo questa carrellata su fonti e sorgenti per Dragons of Flame attualmente valide, segnalando che in effetti una sua versione Play on Browser, senza dover scaricare e installare nulla, esiste, e sembra completamente funzionante. Si trova su questo sito e fa girare la versione NES, con l’unico difetto di proporre la traduzione del gioco in lingua giapponese.