Nuovo Incontro Eroico: Dexam il beholder

  Ammetto d’aver scelto il titolo manierando la più recente terminologia di D&D IV-V Edizione, in queste ultime le forme d’espressione si sono fatte molto più rigide e meccaniche rispetto a quanto si legge nei testi di venti o trent’anni fa.  Su questa evoluzione del lessico e della sintassi del gioco di ruolo più famoso del mondo, vale la pena spendere qualche parola: in maniera chiara ed evidente le ultime edizioni del GdR rispecchiano un adeguamento ai gusti e alle pratiche di gioco dell’ultimo “quasi-ventennio”. La fruizione del materiale di D&D via computer si è accentuata in modo più che consistente e anche le “riduzioni elettroniche” dei GdR cartacei, volendo giocarle in un certo modo, risultano tutt’altro che “riduzioni”, ma permettono un’esperienza di gioco con tutte le caratteristiche di quella vissuta in prima persona – dire “identica” non è ovviamente possibile per la radicale differenza dei mezzi di comunicazione. Perciò la mutazione del gergo è stata cosa pressoché “naturale”. Superando a pie’ pari ogni disquisizione ulteriore sulla trasformazione (se migliora o peggiora il Ludus e le attitudini dei partecipanti), poiché non credo sia questa la sede adatta, giungo ad affermare che a mio avviso il titolo coglie perfettamente alcune caratteristiche di Curse of the Azure Bonds.  Il videogioco fu sviluppato materialmente dalla ditta SSI, che si occupò della programmazione del codice e della pubblicazione del prodotto su supporti magnetici (al tempo dei Floppy Disk) per le numerose varianti di computer e sistemi operativi allora diffusi.  Tuttavia, come accadeva e accade ancora per molti software – non unicamente i Videogame – Curse of the Azure Bonds non fu un’opera unica scritta e completata dall’Alfa all’Omega, o completamente da zero fino al suo compimento finale, da parte di un Team di programmatori che – giusto per far capire – iniziarono da un file vuoto e riga dopo riga scrissero ogni singolo carattere del codice. Non che sia impossibile programmare in questo modo, è solo che è una prassi decisamente poco conveniente e pratica: un programma così scritto risulta davvero un “pezzo unico” e, funzioni o non funzioni, funzioni bene o funzioni male, una volta terminato è quasi impossibile da modificare anche dal suo creatore originale; in secondo luogo è un lavoro incredibilmente lungo da portare a termine, il “tempo di realizzo” di un prodotto molto spesso fa da scrima tra arte e industria.  Per superare tutte queste difficoltà il mondo dell’informatica ha inventato “cose” come Goldbox – che ho più volte citato su questo blog. Goldbox è un software la cui funzione è di essere principalmente un “motore di gioco”, ma anche quello (per ovvia proprietà transitoria) creare un altro software; in pratica è un compilatore che mette in grado il programmatore di creare un videogico come CotAB in modo molto più rapido e veloce rispetto al dover scrivere interamente il suo codice. Nel concreto tutto si risolveva in un modo pressapoco simile a quanto si fa oggi quando si riempiono dei campi di un database e poi si creano delle macro d’esecuzione automatica che poi vanno a leggere quei dati per dar vita a “qualcosa”: uno slideshow di presentazione, un filmato, un’applicazione in Flash… certo, nel 1989 tutto doveva essere molto meno user-friendly e molto meno alla portata degli amatori, ma oggigiorno – e non solo «da ieri» – molti appassionati di videogiochi hanno avuto l’opportunità di scaricare gratuitamente dei “motori di gioco” e creare in un Server la propria versione online del loro gioco preferito e aprirlo al pubblico. A cavallo del 2000 era molto popolare il Penultima On Line, emulatore del famoso Ultima On Line; fino a qualche tempo fa, prima della loro chiusura voluta dalla Blizzard, c’erano dei Server amatoriali di World of Warcraft.   Tornando a noi: Curse of the Azure Bond è stato creato su Goldbox, uscì pochi mesi dopo Pool of Radiance, anch’esso basato sullo stesso “motore”. Delle migliorie tecniche ho più volte parlato in altri articoli precedenti, in questo parlo di una “miglioria” di gioco che venne anticipata persino nella descrizione del prodotto presente sulla confezione di vendita: un nuovo mostro di Livello “Eroico”: un beholder.  Come ipotesi, è valida l’idea che l’introduzione del beholder sia stata resa possibile dal rimaneggiamento del codice di Goldbox, in modo che esso potesse dare rappresentazione dei particolari poteri dei questa creatura, specialmente di quella d’incenerire e disintegrare all’istante altri esseri viventi – questo dovrebbe essere il secondo “potere straordinario” che Goldbox era in grado di gestire, il primo era il Soffio dei draghi, mentre tutti gli altri poteri e capacità dei PnG erano semplicemente gli stessi incantesimi e Abilità disponibili anche per i personaggi giocanti, o basati su esse.  Dal punto di vista grafico (o multimediale), tuttavia, non possiamo parlare di effetti nuovi e più coinvolgenti, ma lo scarto temporale tra PoR e CotAB è così stretto da aver reso impossibile un lavoro più accurato.

  Il Beholder Dexam (Orox nel Modulo d’Avventura), la cui presenza a Rocca Zhentil è stata introdotta in modo abbastanza rozzo nel videogioco prima e poi meglio sistemato nella versione Modulo d’Avventura, si incontra dopo aver superato gli orchi capeggiati dal Dark Elf Lord nel cunicolo dopo la cappella sotterranea di Bane.  Ci si aggira per questa porzione di dungeon –  sembra – in totale tranquillità per diversi “blocchi” (quadretti di mappa) senza fare Incontri – forse qui il programma sospende l’uso della Tabella degli Incontri allegata alla mappa. Dexam è piazzato in modo assolutamente chiaro come «Endungeon Monster», per affrontarlo però bisogna fare una deviazione rispetto al corridoio principale che, in teoria, dovrebbe condurre all’uscita.  Questo significa che il beholder è evitabile? Non so dirlo con precisione, è probabile che – come si scopre dopo averlo abbattuto – sia indispensabile ucciderlo e che i personaggi non possano uscire dal posto senza affrontarlo, ma non posso dare versioni alternative perché ho giocato solo in un modo e io Dexam l’ho affrontato e sconfitto – con orgoglio.  Il combattimento non sarà affatto facile, si lasceranno sul terreno di battaglia almeno due o tre PG morti o completamente vaporizzati (da resuscitare poi) e senza l’adeguata strategia, il giocatore avrà la brutta esperienza di combatterlo più volte senza riuscire mai a vincere.

  Dexam non lo troviamo affatto da solo: il “codardo” ha con sé un folto numero di guardie del corpo minotauri che gli fanno da scudo e la donna dal mantello purpureo incontrata nella Cattedrale di Bane – la quale è una sua serva e condusse il gruppo al cospetto del beholder – una volta abbassato il cappuccio si rivelererà una medusa. Abbiamo a che fare con due mostri in grado di uccidere o mettere Knock Out un PG con un colpo solo – e più volte durante un combattimento.  Per riuscire a sconfiggere questi nemici, bisogna tirare fuori tutto quello che è rimasto nell’inventario del gruppo – non molto – e anche entrare in combattimento “già preparati” per non perdere round preziosi – perché di fronte a beholder e a una medusa, qualunque PG intorno al X Livello può morire in qualunque istante.  Com’è noto in AD&D ci sono moltissime magie ed effetti di oggetti magici (i più comuni sono quelli delle pozioni) che durano nel tempo, più round o turni, indifferentemente dalla situazione di gioco: un personaggio può aumentarsi magicamente il valore di una Caratteristica o i Tiri per Colpire prima di entrare in combattimento e mantenere questo vantaggio fino alla scadenza naturale dell’effetto. Goldbox rispetta questa regola e permette di lanciare tutti gli incantesimi d’«utilità» in qualunque momento, mantenendo attivi i loro effetti anche dopo il passaggio dalla mappa d’avventura a quella isometrica tattica.

  Quindi dopo aver scoperto dove alloggia il beholder – cioè sicuramente dopo averle buscate una volta da lui – ci si riporta sulla soglia della stanza in oggetto e si «Casta tutto» quello che si può sui propri PG per potenziarli. Nessuna scelta migliore o peggiore, perché non esistono protezioni specifiche contro la disintegrazione dei beholder e qualcosa contro la pietrificazione della medusa non è qui disponibile: Benedizione (Bless I C), Affretta (Haste IV M) e Preghiera (Prayer III C) possono andare bene. Poi si entra dentro e bisogna cavarsela. In primo luogo va messa da parte ogni speranza di “far male” al beholder con la magia: è sicuramente immune a tutti gli incantesimi fino al III Livello, come i drow di prima, e ha una Resistenza alla Magia così alta da non subire danno arcano o divino da quasi nulla. Per il beholder servono tante dure legnate, e per fortuna questo fisicamente non spaventa (75 P.F., CA 0). Il punto è arrivare a lui il prima possibile evitando gli sgraditissimi attacchi della sua serva medusa, anch’essa piazzata nelle retrovie.

  Il mio scontro vittorioso è iniziato “con i brividi”: stavo cercando di lanciare un Fulmine Magico con la maga nel mucchio, quando i minotauri sembrarono riconoscerla come una minaccia e si spostarono per circondarla e colpirla; mi sfumò un incantesimo a causa di un colpo ricevuto. Il round però si chiuse fortunatamente senza troppe perdite e specialmente l’incantesimo di velocizzazione (Haste) che permette di duplicare gli attacchi e il movimento per ogni round, consentì di lavorare ai fianchi le difese avversarie. Infatti nel round successivo circondai il beholder e la maga, grazie alla sua ottima CA, riuscì a evitare altri colpi e a lanciare una Palla di Fuoco lontano, contro la medusa e altri minotauri. Il round successivo andò quasi nella stessa maniera e qui ottenei il vantaggio essenziale per vincere: la seconda Palla di Fuoco di Darletta mandò ai creatori la medusa e dimezzò il numero dei minotauri (che non rappresentarono mai una grande minaccia). Restò solo il beholder che andò giù a suon di cartoni pesantemente armati.
  Morto Dexam ottengo l’Amuleto di Lathander (e forse tolgo alcune castagne dal fuoco a Fzoul Chembryl senza volerlo) – e il ritrovamento dell’Artefatto credo sia il motivo per il quale è indispensabile questo incontro. Ho anche la possibilità di rovistare tra le carabattole dei minotauri dove una lancia, una pergamena magica e un altro paio di oggetti sembrano interessanti da portar via.La nota negativa è che mi ritrovo ora senza chierici – entrambi inceneriti – e questo può rendere difficoltose le ultime operazioni prima del meritato “riposo” per i miei PG.