Curse of the Azure Bonds, Olive Ruskettle, la quarta protagonista

Azure Bonds è un romanzo che consta di quattro protagonisti principali, ciascuno molto diverso dagli altri per numerosissime caratteristiche e ragioni; sono stati tutti creati egregiamente e gestiti così bene nelle pagine del libro dai due autori, da far pensare che l’intera storia possa essere nata una campagna di gioco personale a casa Grubb e Novak insieme a qualche altro amico.   Abbiamo un fascinoso uomo del meridione del Faerûn, Akabar Bel Akash, che è principalmente un commerciante itinerante, un grossista di prodotti alimentari e “mago dilettante”. Egli vivrà una delle avventure più importanti della sua vita: riuscirà a cavarsela da prode e astuto avventuriero dimostrando di avere stoffa anche se mai “tagliata” prima d’allora. Alias e Dragonbait sono due individui assolutamente eccezionali persino per un mondo fantastico e popolato di qualità di esseri estremamente numerose come i Reami. Cito insieme i due perché effettivamente «inseparabili» ma non aggiungo altro non solo per evitare lo spoiler di un romanzo che varrebbe la pena recuperare, ma anche per risparmio di tempo e spazio in questo articolo.  Azure Bonds, specialmente se paragonato ai titoli della Narrativa Fantasy usciti nei primi anni Novanta dello scorso secolo, può vantare un numero di pregi davvero rilevante e anche la quarta e ultima protagonista può  vantare “natali” non comuni per qualunque romanzo d’avventure fantastiche, scegliere un halfling donna (cioè  una mezzadonna come a volte uso io) che teoricamente sarebbe della classe di gioco dei ladri (ma quale halfling non è un ladruncolo?) ma in concreto ha l’intraprendenza e l’iniziativa di vivere quasi interamente esercitando il mestiere del bardo non è cosa che gli scrittori pensano tutti i giorni, o forse è proprio quello che gli si chiede ma non sempre riescono ad accontentarci.  Tolta Alias, non sappiamo granché della storia dei protagonisti prima che inizi l’avventura nella regione delle Valli, e ciò vale anche per Olive Ruskettle sebbene possiamo ipotizzare una vita fatta di successi a cantare e recitare per locali e palazzi di signori, e tanti guai combinati o nei quali la piccola donna vi si è ritrovata in mezzo. Questo perché lei è innanzitutto un’impostora: non esistono dei bardi halfling, non possono esistere nell’Ambientazione di Azure Bonds, ma di questa, a parte i bardi veri, tutti gli altri abitanti del mondo possono anche fregarsene se Olive riesce a essere brava nel suo mestiere, pur se è abbastanza difficile stabilirlo, non si saprà  mai se i suoi incassi maggiori provengono dalle esibizioni o da qualche affare illecito combinato qua e là.  Il gruppo dei protagonisti del romanzo  è molto variegato sotto la voce «Allineamento Morale», salvo Dragonbait, nessuno degli altri rappresenta certamente un emblema di purezza e valori; Akabar pare “salvarsi” ma non appare chiaro se la sua presenza sia mossa da un romantico spirito dell’avventura che si realizza oppure i suoi modi distinti e cortesi nascondono attrazione per la «Spada a Nolo». Alias da parte sua è il personaggio più semplice e lineare: mercenaria e avventuriera di professione è  una tipica umana emancipata delle nazioni più avanzate dei Reami, dal carattere spiccatamente pratico e indipendente.  Infine Olive è una sorta di bizzarria infilata nella classica tradizione degli halfling. Infatti appare un personaggio che può tendere a un allineamento Caotico seppure non Malvagio; se c’è una pecca in lei, è che non è possibile vedere nel suo personaggio nessuna vera sfumatura femminile, ma forse non era affatto nelle intenzioni degli Autori accennare a tratti di sensualità e sensibilità muliebre; senz’altro si sono concentrati su altri aspetti tra cui, innanzitutto, la spregiudicatezza della piccola ladra impostora.   Olive è fondamentalmente simile ad Alias nel modo in cui si guadagna da vivere, ma solo perché è praticamente sempre in viaggio e vive pressapoco “alla giornata“ procacciandosi affari di volta in volta o cogliendo le occasioni al volo. Ma i punti in comune si fermano qui, con una sola aggiunta: entrambi i personaggi si ritrovano a dover completare l’impresa perché costrette. A parte questo, Alias è abbastanza onesta, Olive assolutamente incapace di trascorrere due giornate di fila senza trovare modo di incrinare i rapporti di fiducia con le persone che ha intorno; ciò significa che pare avere la connaturata compulsione a mentire e a ingigantire le cose, distorcendo la verità per i propri scopi.

Olive, nella sua immagine ufficiale. Chi ha detto che non era carina?

 Accanto a queste abitudini, un’altra pare caratterizzare ancora meglio il personaggio, suggerendo anche un certo complesso megalomane: Olive non riesce a stare dentro a un seminato deciso da altri, e a volte persino da se stessa. Comunque vadano le cose, in un modo o nell’altro vuole metterci del suo o prendere delle iniziative. Difficile stabilire se faccia questo con malizia e malvagità leggendo il romanzo, ma ciò non toglie che all’atto pratico Olive finisce per scombinare piani e situazioni e spesso, per ingenuità, eccesso di confidenza o puro timore, anche se non pare voler tradire i suoi compagni, cerca di scendere a patti o di entrare in rapporto con i malvagi della storia. Per sua fortuna in Azure Bonds se la cava e gli altri protagonisti le perdonano tutto, ma lei non impara nulla, e non perché incorreggibile, ma perché halfling, con uno stile di vita diverso da quello di altre Razze più prudenti nella scelta.  Così su Curse of the Azure Bonds Olive Ruskettle è ancora in piena attività e guarda caso i progettatori del Modulo ben pensano di porla a Rocca Zhentil come ultima protagonista da incontrare – almeno secondo la cronologia dell’avventura.   La netta differenza tra Videogame e Modulo è nel fatto che nel secondo è posta la possibilità di incontrare la halfling sulla strada per la Rocca, dato che la donna è indirizzata anche lei verso la città per lavorare in un locale del Quartiere Interno.  Sul videogioco invece l’entrata in città avviene senza questo incontro, e quindi i personaggi non sanno nulla di Olive – perché si devono prendere le informazioni che vengono direttamente dalle schermate del gioco e basta – e nessuno ha mai parlato loro di alcun protagonista del romanzo né questi si sono mai dilungati in dettaglio sulla loro passata avventura. Ma per quanto riguarda il videogioco, modalità e tempistiche dell’entrata in scena di Olive non sono determinanti, perché in fin dei conti a questo punto qualunque giocatore si è perfettamente abituato al modo di giocare richiesto, che consiste nell’esplorare la mappa, entrare nelle stanze o nelle case, evitare i combattimenti inutili e vincere quelli necessari al momento opportuno dopo gli incontri giusti.  Sul Modulo è tutto diverso per via della quasi esplicitata volontà dei progettatori di cogliere l’irrinunciabile occasione di posizionare la mina vagante Olive in una città già problematica e disordinata di suo, per creare una miscela ancora più esplosiva di quanto potrebbe essere.  Inoltre Olive, se viene seguito lo schema proposto dal Modulo, può apportare un effetto, che per l’immaginazione dei giocatori può essere molto importante. Questo avverrà nell’Incontro 1, fuori città, quando – in pratica – Olive farà di tutto per avvicinare i personaggi giocanti perché sembra non esserci neanche il bisogno di spiegarlo, ma lei è a conoscenza di loro e di loro problemi. L’effetto che Olive può creare nelle menti di PG e giocatori è quello d’essere la prima fonte di notizie sulla città dove entreranno – se i personaggi non sono già informati, naturalmente – creando una situazione ancora più strana e contorta del previsto perché in sostanza Olive darà informazioni esatte sulla città ma su di se stessa non racconterà altro che una pletora di bugie continue a partire dal proprio nome: Stevie Nickelplate (ma a tutti gli effetti, Olive Ruskettle è fin troppo noto). Di fronte a un PG così strano – assumendo che i giocatori non abbiano letto affatto il romanzo – è naturale non fidarsi, ma un buon master può mantenere alta l’attenzione e la tensione del gruppo giocandosi bene lo stratagemma arpista di Olive:

 Olive mostrerà  la sua collana, rivelando una piccola spilla d’argento con la Luna e la Lira degli Arpisti. «Vedete questa?» sussurra sommessamente, in modo cospirativo. «Significa che sono una dei buoni. Missione segreta. Via via. Il nome è Stevie».
 Gli eroi riconosceranno il “simbolo segreto” degli Arpisti, un gruppo supposto benevolo nel Nord. La verità  della storia è che Olive è solo in parte in missione per gli Arpisti. Cioè che gli Arpisti non sanno nulla della sua missione, se lo sapessero, lei è sicura che approverebbero.

  Dopodiché Olive rivelerà la sua vera ragione per recarsi a Rocca Zhentil in questo modo, sotto una quantità di coperture identitarie che solo chi è poco meno che folle può pensare. Una missione che, tra l’altro ha ben poco a che fare con i personaggi, i loro tatuaggi e credo ben poco beneficio ne trarranno in seguito.  Olive vuole tentare – apparentemente da sola – di rubare un prezioso Artefatto: la Spada di Lathander. Pure questo oggetto ha una storia vaga, fumosa e contorta come la città e come Olive. La Spada di Lathander venne rubata da un halfling poi raggiunto e ucciso dagli Zhentarim, i quali in seguito dichiarano che l’Artefatto andò perduto nel naufragio della nave che lo trasportava in uno dei mari interni del Faerûn. Secondo Olive, che conosce bene di questi stratagemmi – gli Zhentarim s’inventarono questa menzogna per tenersi la Spada senza doversi preoccupare troppo di nuovi potenziali ladri. Per la precisione è in mano di Fzoul Chembryl. La halfling che ci tiene a impressionare chiunque sia nei paraggi dice infine una che ha il senso di voler rendere la pariglia agli Zhentarim:“Poiché gli Zhentarim hanno dichiarato perduta la Spada, se riuscissi a rubarla, non potranno fare granché affinché non venga alla luce il loro vecchio inganno”. A chi mai abbiano mentito in particolare gli Zhentarim, il Modulo non lo indica, tuttavia il ragionamento fila abbastanza e può migliorare con qualche aggiustamento la proposta stramba di assumere i personaggi come aiutanti in questo colpo.  Una volta sotto gli imponenti cancelli di Rocca Zhentil, il gruppo formato da Olive e dai personaggi tatuati dovranno sottostare a un’intervista all’ingresso della città da parte dei due funzionari Zhentilar (non Zhentarim). Questo accade anche nel videogioco, sebbene mancano le “simpatiche” domande poste dai funzionari:

1.   Il tuo nome?
2.   I tuoi affari qui?
3.   Sei un seguace di Bane?
4.   Sei di Colsfar?
5.   Sei di Mulmaster?
6.   Sei di Onda sul Tesh?
7.   Sei ricercato per qualche crimine nel Mare della Luna?
8.   Stai trasportando qualche oggetto magico potente?
9.   Hai combattuto contro le forze di Rocca Zhentil in un conflitto armato?
10. Hai della frutta fresca?
11. Ma come ti chiami?

alle quali Olive risponde:

1.   Stevie Nickelplate
2.   Menestrello ingaggiato per una serata
3.   No
4.   No
5.   No
6.   No
7.   Sì (e si metterà  a raccontare di aver dato al Governatore di Colsfar della “Testa di Legno”)
8.   Lo vorrei.
9.   No
10. No
11. Stevie Nickelplate.

E poi, una volta entrata in città Olive si confonderà completamente tra la folla, scomparendo e lasciando i personaggi giocanti in queste brutte acque che forse lei ha già contribuito a intorbidare ancora più.