Il Mare della Luna
«Fontane e pozze contengono grande potere che può essere colto solo celebrando adeguate cerimonie. La più sicura di queste è l’immersione, attraverso questo chi si bagna si concede allo spirito dell’acqua. Questo spirito, o parti di esso, successivamente entrano nel bagnante, e quest’ultimo acquisisce il potere. Attenzione a chi è di fibra debole e di cui gli spiriti sono certi di poterli consumare come demoni capaci di mettere in pericolo anche i forti. Yurax sostiene che le Cascate di Ixce sono tra le più potenti di queste sorgenti. Morden scrive che la Polla della Radiosità è ancora più potente».
Racconto: La Descrizione della Tenebra da parte di Urgund. Diario di prigionia nei reami inferi. Principalmente è una lista di nomi e luoghi, e gli orrori presenti sono oltre ogni descrizione.
«… e seduti preminenti nella Sala delle Corti Minori, ci sono i poteri inferiori: Maram della Grande Lancia; Haask, Voce di Hargut; Tyranthraxus l’Infiammato; Borem del Lago del Fango Bollente; e Camnood l’Invisibile. Coloro che decaddero e diventarono i servitori del grande signore Bane».
Atlante: Lex Geographica. Disegnato dal grande matematico Tomarus, contiene tra le sue collezioni una mappa di Phlan e delle sue terre a nord. L’opera non riporta date di stesura, ma è antica almeno di due secoli, con la conseguenza di possibili cambiamenti alla fisionomia della regione, sia per cause naturali che per intervento dell’uomo.
Saggio romanzato: La Storia del Nord. Vorrebbe essere un testo di storia, ma in realtà si presenta come un racconto molto poco accurato e decisamente colorito sugli eventi delle terre settentrionali. Sfogliando il libro, si trovano tutta una serie di esagerazioni grottesche, ovviamente errate. In qualche passo però, il testo migliora.
«Dieci giorni a cavallo verso nord oltre Varm c’è un paese chiuso e morto chiamato Lee-way, terra dolente o terra del dolore causato. Più a sud questo luogo è conosciuto come la Terra Torturata. Si dice che sia un luogo malvagio, percorso dai rider. Si parla poco di questo posto, ma annualmente durante il mese di Ches si fa un viaggio verso il suo interno per andare ad adorare lo spirito della radianza, la primavera. Si fa da anni e per questo si farà per tutti gli anni a venire».
Tomo: Grandi Annali Storici dell’Arte della Guerra. Solo un volume di questa grande opera può essere consultato a causa del deterioramento. Tratta delle campagne belliche a partire da epoche così antiche, persino della nascita della scrittura – forse alcune informazioni sono state reperite attraverso la magia. Questo libro si struttura in quantità sterminate di rapporti su eserciti che vengono attaccati da altri eserciti i quali poi sono attacati da un terzo esercito, e così via. Ci sono descrizioni e testimonianze, alleanze fallite, trattati traditi, cospirazioni, intrighi diplomatici e altro. Il tono è fortemente moralistico nella ricerca di fissare i principi adeguati per governare in tempo di guerra. È anche ricchissimo di annedottica.
«A quel tempo il loro comandante, il Corrotto, era un potente generale chiamato Tyranthraxus. Apparve di fronte alle sue armate ammantato di fiamme e condusse le orde fuori dal pianoro desolato. Sotto la sua guida venne conquistato il regno di Barze. Muovendo verso sud, portà le sue armi a conquistare l’Horreb e Vane. Tyranthraxus fu un uomo crudele e rase al suo tutto ciò che conquistava, uccidento i principi di questi paesi. Ma le fiamme che lo circondavano lo consumarono distruggendo il suo corpo. Libero dalle sue spoglie, si innalzò sopra gli uomini della sua armata, lampeggiando su di loro e chiamando. Dopo questo il barone Schodt imprigionò Tyranthraxus in un’ampolla d’acqua che brilla come la luce del giorno. che poi gettò nelle profondità delle acque del lago Longreach, sconfiggendo le armate di Tyranthraxus».
Volendo, si potrebbero trovare informazioni sul clero di Tyr tipo queste:
«Andrò nella camera della meditazione, nel santuario più sacro. Non c’è neanche ragione che soffrà!»
«Pochi così giovani ebbero il coraggio di tentare di entrare nel santuario interno, ma come chiunque di noi, Fratello Tarl, sei libero di provare. Lavati prima, tuttavia, e pensa al tuo comportamento e ai tuoi motivi».
«Ti ringrazio, Fratello Tern. Lo farò»
Tarl accettò con gratitudine l’aiuto del suo confratello quando lavrò il suo corpo in via di guarigione e poi si cambiò per indossare la sua tenuta di combattimento completa. Ma quando fu di fronte alla porta della camera di meditazione, era da solo.
Tarl sapeva grazie ai primi insegnamenti della sua catechesi la natura della camera di meditazione. Sarebbe entrato nel primo dei quattro quadrati concentrici puro nel corpo, nel secondo purificato da ogni pensiero estraneo, nel terzo con uno scopo preciso, e in quello fine con la concentrazione rivolta al suo dio. Pur se tecnicamente aperto a ogni fedele di Tyr, pochi erano andati così a fondo nella fede tramite anni di clericato e servizio, da non avere timore di entrare, perché una barriera spirituale impediva alla maggioranza di entrare anche nel primo quadrato.
Tarl alzò il suo martello all’entrata del primo quadrato. Brillava blu, e passò attraverso il tendaggio nella camera. Lo spazio tra il quadrato esterno e quello interno era solo quattro cubiti, e il soffitto basso e schiacciante. Tarl poteva sentire il suo respiro costretto. Pensò un momento se stesse facendo la cosa, ma andò avanti come se gli fosse stato ordinato. I suoi martello e scudo allo scoperto, Tarl avanzò entro il perimetro del quadrato, emettendo le vocali di un mantra destinato a purificare la mente dai vari pensieri. Dopo aver girato due volte intorno al quadrato, iniziò a respirare più facilmente e si sentì la mente sgombrarsi. Un altro giro intorno al quadrato e poté sentire un calore benefico più caldo delle mani dei suoi fratelli, dipanarsi per il suo corpo, far svanire ogni dolore che proveniva dalle sue ferite. Dopo altri quattro giri intorno al quadrato, il suo martello brillò ancora una volta blu, e Tarl entrò nel secondo quadrato. Questo era naturalmente, più piccolo, e la distanza tra le mura dei quadrati era la stella, ma il soffitto era alto meno della metà di quello della stanza precedente, e dava alla seconda stanza l’illusione di essere più grande. Una volta ancora Tarl sentì il suo respiro appesantirsi, e sentì una pressione intensa su ogni parte del suo corpo, quando pensò che che le mura della stanza si stavano chiudendo e che l’aria non avesse modo di fuoriuscire. Scoprì che gli era impossibile pensare ai motivi che aveva pensato di portare nel santuario. Ma ricordò il consiglio di Fratello Tern quando lo aiutò con la tunica e l’armatura: «quando non puoi più andare oltre, combatti. Trova l’equilibrio fisico, e il resto verrà. Tyr è il dio della Guerra e della Giustizia. Egli ricerca la devozione per lo scopo e l’equilibrio».
Tarl alzò il suo scudo e impugno il suo martello, premendo e schivando, caricando e parando contro nemici immaginari che si allineavano nello stretto corridoio. Quando il suo corpo non iniziò a essere sciolto nei movimenti, Tarl sentì un piacere familiare nel suo controllo e che la sua concentrazione era ritornata. Incosciamente, quasi sovrappensiero rispetto alle sue azioni fisiche, iniziò a ripetere più volte le preoccupazioni che lo attanagliavano: Shal, Anton, il Martello di Tyr. Ogni volta che alza il suo scudo o roteava il suo martello, era per Shal, o per Anton, o per il ritorno del martello. La sua dedizione era così forte che non pensava proprio al fatto che si stava muovamento senza sentire dolore.
Presto il suo martello iniziò a lampeggiare blu brillante, e Tarl si fermò, abbassando scudo e martello, e passò oltre la tenda nel terzo quadrato. Il quadrato del santuario introno era di fronte a lui. Radiava di un intenso blu brillante. La fede non era mai stata difficile per Tarl. I Tyriani avevano una liturgia nella quale si ritrovava e Tyr appariva assolutamente credibile. Le immagini di lui erano sempre le stesse, un uomo anziano barbuto, massiccio e nodoso d’aspetto con un martello grande quanto il suo braccio. L’ironia del riferimento a sua misuratezza era questa, tutte le fonti dicevano che aveva perso una mano, e che in qualche modo questo l’aveva reso più avvicinabile
La forte fede di Tarl era sempre stata ricompensata con poteri di guarigione eccezionali per uno così giovane. Solo ora, quando due persone che aveva a cuore, forse più di quanto doveva in qualità di chierico, giacevano moribondi, Tarl arrivava a mettere in discussione la sua fede e a parlare con il suo dio.
«Io ti porto i miei pensieri su Shal, Anton, e sul Martello di Tyr, e i miei pensieri su di te, grande Tyr, Severo, il Misurato, dio della Guerra, dio della Giustizia. Io offro il mio destino al tuo martello e alla tua bilancia».Tarl attese, continuando a meditare sul suo dio. Alcuni momenti dopo, il suo martello riprese a brillare, e Tarl entrò nel santuario più interno ancora. Ciascuna delle quattro pareti e il soffitto a volta erano specchi di argento lucidato. Al centro della piccola stanza, un inginocchiatoio con con una piccola piatta forma coperta davanti questa. Tarl si inginocchiò e poggiò il suo martello sulla piattaforma. Era circondato dalla sua immagine di guerriero in armi pronto per la battaglia ma completamente sottomesso e vulnerabile.
Guardò il martello e continuò a concentrare i suoi pensieri su Tyr. Il martello iniziò a radiare una luce ancora più intensa, e poi iniziò lentamente a sollevarsi dalla piattaforma mentre Tarl osservava. La sua mente riempita dalla saggezza e dai pensieri del suo dio. La sensazione non era quella di ascoltare parole pronunciate, né come l’occasione della condivisione di pensieri tra intimi. Era un riversarsi, un’onda-guida che spronava.
Tarl non seppe dire quanto a lungo restò nel santuario interno. Non si ricordò come ne era uscito. Seppe soloche doveva trovare immediatamente Ren.
Oltre gli archivi e gli scaffali conservati, la Biblioteca di Mendor si allarga in altre stanze che un tempo ultimavano la struttura con stanze di lettura private e comuni, e uffici degli scribi e del resto del personale. Ormai non resta più che sporcizia e immondizia marcita di tutto questo, pure se abbiamo incontrato un gruppetto di coboldi sbandati a cui abbiamo salvato la vita in cambio di alcune informazioni interessanti, e un povero uomo in condizioni pietose, che appare del tutto fuori di testa. Quest’ultimo lo abbiamo convinto a venire con noi, altrimenti la sua fine da queste parti potrebbe essere segnata in qualunque momento.
Ciò che sembrava una missione diversa, e perfino rilassante sotto certi punti di vista, però, ci viene guastata proprio quando decidiamo di vedere dove si esce prendendo la porta sul retro della Biblioteca. Qui ci appare il fantasma dell’ex bibliotecario che non ha nulla in comune in fatto di saggezza e benevolenza con quello di Ferran Martinez incontrato a Sokal Keep. Immune a ogni tipo di arma non magica, è deciso a uccidere chiunque entri nella biblioteca considerandoli indistintamente dei ladri. Con un potere di risucchiare addirittura due Livelli Esperienza alla volta, potrebbe pure riuscirci perfettamente. E tutto questo per ottenere che cosa? Per uscire sulle rive nere e spoglie della baia dietro la biblioteca inquinate dalle acque dello Stojanow.
Tuttavia, l’incontro il fantasma è stata un’esperienza utile, perché ora, dopo aver fatto memorizzare incantesimi più utili contro i nonmorti ai maghi, ci dirigiamo verso il cimitero.