Heroes of the Lance: secondo settore

Le distanze e le differenze tra le tre versioni della Quest epica a Xak Tsaroth tendono ad aumentare a partire dalla parte centrale della storia, ossia quando il gruppo penetra nel cuore della città sotterranea. Anche leggendo comparativamente il romanzo e il Modulo dell’avventura, si nota una marcata divergenza tra la trama narrata e le opportunità offerte dal Modulo, il quale non sembra mostrare la volontà degli autori di offrire spunti oltre un’esplorazione passo-passo in diverse stanze, mentre nelle sezioni precedenti la cura per l’immissione di snodi narrativi era molto più attenta.

In Heroes of the Lance, la seconda sezione si apre dopo la distruzione del troll e si avanza tra aspetti piacevoli e altri che lasciano abbastanza perplessi. Sicuramente la grafica è un punto a favore del gioco: cambia e appare sempre perfettamente curata (in relazione alle possibilità dell’epoca). I fondali che ritraggono le rovine della città sono gradevoli e anche la scelta dei colori riescono a catturare l’ambiente in cui ci si trova. Per il resto, si avanza ancora una volta tra nemici da sconfiggere e qualche pozione e oggetto da recuperare che risulteranno utili. Nel romanzo i personaggi sfruttano un passaggio segreto scavato tra le fognature dell’antica città, la quale si trova per larga parte sotto il livello del mare: anche qui il contatto con l’elemento liquido è presente e rappresentato in una fontana magica che rigenera i Punti Ferita perduti, ma solo una volta – tornando più volte non porterà più alcun beneficio.

Il grado di sfida, continua a essere al tempo stesso relativamente basso e altamente casuale, l’unica cosa che interrompe lo “scrolling” laterale è esattamente un buco nel terreno che deve essere saltato con dall’altra parte un baaz in attesa di attaccare. Questa è una delle poche occasioni dove possiamo selezionare Tanis e usare il suo arco (spara le frecce con una velocità impressionante).

Tra gli oggetti che si possono recuperare, vanno presi quelli più particolari: le pergamente, i prodotti orafi che appaiono relati a qualche funzione mistica, religiosa o magica (per esempio un calice) e gli scudi – poiché sono parti di armature di cui i personaggi sono mancanti. Stupefacentemente persino Raistlin può usare uno scudo! Ma del celebre Tomo di Fistandalus nel videogame non c’è traccia. Oltre questa parte di città, sembra che ci sta aspettando qualcosa di ancora più grosso e difficile, perché superata la zona della fontana, la musica del gioco – finalmente – cambia. Cambiano anche i mostri che si incontrano e fanno le loro apparizioni i non morti, uno spettro di colore verde che ogni tanto cambia di colore sembrando una nuvoletta temporalesca e un guerriero fantasma. Il secondo è decisamente facile da sconfiggere il primo appare impossibile, fortunatamente indietreggia fino a un grande portale dove possiamo infilarci, dimenticandoci di lui.