Heroes of the Lance: la dracomachia

Nel XXI capitolo de I Draghi del Crepuscolo d’Autunno si celebra la dracomachia della femmina Khisanth: drago nero anziano, serva di Verminaad, guardiana dei Dischi di Mishakal, con il compito di tenere lontane le sacre reliquie degli antichi dèi del Bene dai mortali, così da evitare che i popoli civili possano opporsi al piano di conquista della Regina dell’Oscurità.

Un’avventura di Dungeons & Dragons senza il combattimento finale con un drago perde la metà del suo fascino. Ma se vogliamo analizzare bene i rapporti di forza, in tutte e tre le versioni di quest’avventura, Khisanth è un essere che non lascia scampo alla Compagnia della Lancia: è immensamente più potente e forte di tutti gli otto messi insieme. Nel romanzo, per esempio, si accorge dell’arrivo dei personaggi che stanno passando per le fogne e d’improvviso li ammanta nell’Oscurità di un incantesimo per intrappolarli nella sua tana ricolma di tesori, mettendo fuori gioco subito Raistlin, considerato il più pericoloso tra tutti perché mago. Nel Modulo dell’avventura l’incontro finale con il drago può avvenire in modi diversi, dipendenti soprattutto dalle scelte che i giocatori faranno compiere ai personaggi, tuttavia la situazione non cambierà. 

La Compagnia della Lancia ha un’unica speranza per sconfiggere Khisanth e la possono trovare nascosta nelle parole di Mishakal, quando disse a Lunadoro: «Usa il Bastone con audacia». Lo stesso accade in Heroes of the Lance: una volta arrivati di fronte all’enorme drago nero, solo un’opzione è valida: piazzare Lunadoro (o un altro personaggio d’allineamento consono al Bastone in testa al gruppo) e usare l’oggetto come una lancia da scagliare contro Khisanth – e l’Artefatto andrà perduto irrimediabilmente. In un certo senso, che il drago muoia in un’esplosione di effetti rossi che diventano anche lo sfondo dello schermo al primo colpo è deludente e altamente scenografico al tempo stesso. Più oltre la Compagnia troverà quelle centianai di fogli di platino a forma di dischi legati tra loro da un anello che sono i Dischi di Mishakal – ma niente riguardo al libro di incantesimi tanto desiderato da Raistlin.

In conclusione Heroes of the Lance è il secondo videogioco basato sulle ambientazioni di D&D fatto uscire nel 1989. Conferma sotto tutti gli aspetti il tentativo di offrire al mercato un prodotto diverso rispetto a Pool of Radiance. Non ho raccolto dati sulle vendite o i commenti degli utenti per arricchire ulteriormente il mio giudizio in merito, ma questa fatica non la ritengo strettamente necessaria poiché mi basta fare qualche osservazione sul materiale che ha fatto da base a Heroes of the Lance. Parliamo di un Modulo d’avventura e di un romanzo usciti nel 1984 cioè cinque anni prima del videogioco e quindi c’era davvero poco da offrire in termini di “scoperte”, soprattutto perché parliamo di un videogioco che appare schiettamente progettato per attrarre i cultori di Dragonlance presentandosi come una versione elettronica di cose che hanno già letto e giocato; abbiamo perciò l’esempio di una “riedizione” o di una “riduzione” di un prodotto letterario sotto la forma di un nuovo Media che – sul finire degli anni ’80 e agli inizi degli anni ’90 – stava prendendo sempre più piede; in fin dei conti la strategia editoriale e commerciale è equiparabile a quella che veniva utilizzata per trasporre un libro in un film. Heroes of the Lance, tuttavia, pecca sotto diversi punti di vista. Da un lato come videogioco è dotato di poca “longevità”, nel senso che si arriva alla fine in poche ore; dall’altro conta un grado di difficoltà inizialmente altissima che può essere abbassata a livello praticamente nullo dopo che il giocatore ha appreso e capito il funzionamento di alcune meccaniche (due su tutte l’uso e l’economia degli incantesimi). Infine il gioco è troppo lineare nel suo svolgimento e appare essere il risultato di “tagli” eccessivi rispetto agli eventi avvenuti nel romanzo o disposti come possibilità nel Modulo dell’avventura. In sostanza si può fare poco e viene anche raccontato pochissimo delle vicende che si alternavano tra l’epico e il comico delle profondità di Xak Tsaroth.

Tuttavia la versione che ho giocato era un adattamento per il Nintendo NES del 1990; cioè un anno dopo la prima uscita. Forse gli editori hanno avuto lo stesso un gradimento da parte del pubblico incoraggiante, poiché dopo la schermata di congratulazioni per aver ritrovato le reliquie di Mishakal e la precisazione che in Heroes of the Lance i personaggi beneficiano dell’intercessione degli dèi per uscire dalla città sotterranea – mentre nel romanzo e nel Modulo le cose sono più complesse e drammatiche – ci viene annunciato che la storia non finisce qui. Il prosieguo delle vicende elettroniche della Compagnia della Lancia è già pronto in un altro videogioco chiamato Dragons of Flame.

Questo perché sia Heroes of the Lance che Dragon of Despair (nel caso che i giocatori al tavolo riescano a tirar fuori i personaggi da Xak Tsaroth) si chiudono alla fine del “Libro Primo” delle Cronache di Dragonlance. Il ciclo epico-narrativo è suddiviso in tre romanzi, e si scandisce all’interno della trilogia in modo asimmetrico. I Draghi del Crepuscolo d’Autunno contengono il Libro Primo (che occupa circa i due terzi del romanzo) e parte del Libro Secondo dove i personaggi al seguito della rinata chierica Lunadoro sanno di doversi volgere verso gli elfi qualinesti per portare loro i Dischi di Mishakal, mentre in lontananza vedono il bagliore di un incendio oltre la pianura una volta territorio della tribù distrutta dei Que-Shu. Solace sta bruciando sin nelle radici degli alberi vallen: l’invasione in massa di Verminaad, chierico devoto alla Regina dell’Oscurità e signore dei draghi cromatici è iniziata.