Avventurarsi a Phlan con i Chierici di Tyr

Tyranthraxus
Tyranthraxus è il nome, reale, del capo delle forze malvage che occupano Phlan – si firma nei pizzini come “il Boss”, ma viene più poeticamente chiamato dagli umanoidi, e perciò dagli uomini di Phlan che ne vengono a conoscenza finendo prigionieri, come il Signore delle Rovine.
 
Tutti gli abitanti di Phlan, in un modo o nell’altro, riescono a a intuire l’esistenza di una regia occulta che lega tra loro tutti questi diversi umanoidi, tuttavia, tra gli umani coloro che più si sono impegnati a fronteggiare direttamente questo essere dall’identità ancora attualmente vaga e sconosciuta sono indubbiamente gli appartenenti al clero di Tyr. La storia della città finora ricostruita, inaspettatamente non sembra dargli il giusto ruolo, concentrandosi di più sulle glorie e sulle disfatte della dinastia Valjevo e della classe mercantile, ma se si guarda bene in giro, e si ascolta con attenzione le storie e i racconti della gente comune si vedranno emergere cose in particolare sui servitori del dio della Giustizia.
 
«Sai che cosa è questo medaglione?» Chiese eccitato Tarl, facendo correre le sue dita sulla superficie goffrata ed esaminando le iscrizioni su ambo i suoi lati.
Sot scosse la testa. «Perché, no… Non ho mai capito che cosa significa il simbolo. È soltanto ‘na cosa che ho da quand’ero ragazzo, mio papà mi disse che era di mio nonno».
«È un sacro simbolo speciale di Tyr, il mio dio». Tarl estrasse il suo simbolo sacro e mantenne i due raffrontati per compararli. L’icona impressa su un lato di entrambi era un martello da guerra sormontato da una bilancia – era identico, ma le rune divergevano. «Tuo nonno doveva essere stato un chierico di Tyr, ma era in una setta di cui ho solo sentito dire, e molto devoti alla fede».
«Tutto quello che so è che mio padre diceva sempre che nonno era una guardia della Rocca Sokol. Immagino che dovrebbe esserci un tempio nella fortezza, ma non ho mai saputo che mio nonno ebbe a che fare con questo». 
 
Anche se nonmorti e fantasmi dei Chierici di Tyr sono l’ultima cosa che resta nella Rocca, è tuttavia difficile dire se Tyr e il suo clero fossero stata la prima forza militare della Phlan di un tempo.
 
Il porto di Phlan era affollato di mercanti in attesa delle barche in arrivo, e i moli erano segnati da barche e barchette. L’acqua del Mare della Luna sul limite meridionale della Baia di Phlan era di un blu tormalina brillante. A est, le acque dello Stojanow si riversavano con la loro putredine puzzolente nelle acque limpide della baia.
Nessuno doveva indicare ai tre dove fosse l’isola di Thorn. Era facilmente visibile dalla riva, e potevano vedere come i mercanti che salpavano l’evitassero. Pareva che un’ombra nera avvolgesse il tetro isolotto, era come se, qualora si mettessero a guardare l’orizzonte in lontananza, qualcuno gli gettasse di fronte alla faccia un velo nero e trasparente non appena l’isola si proponeva alla vista. Per i marinai le mura annerite e bruciate della Rocca Sokol non potevano che essere segni di malaugurio, che si allungavano sopra la desolazione grigiastra che copriva le collinette dell’isola fino alle sue sponde.
 
Pur se la spedizione del “magnifico trio” tutto sommato affronterà un luogo del tutto identico e con gli stessi pericoli già attraversati in precedenza dal gruppo che muovo nell’eRPG Pool of Radiance, la presenza di un Chierico di Tyr in mezzo al Ladro/Ranger Ren e alla (novella) Guerriera/Maga Shal, farà la differenza nei confronti dei nonmorti a guardia della Rocca – tuttavia questi personaggi dovranno prima rendersi conto di certi dettagli che caratterizzano il luogo. Fortunatamente Ren di Acquafonda (Waterdeep), sembra essere un avventuriero consumato, che sa benissimo quanto sia importante rovistare tra i cadaveri dei nemici appena abbattuti, in questo caso, dopo il primo scheletro animato rimandato a essere solo una poltiglia d’ossa da Tarl:
 
«Non puoi spogliare i morti!» esclamò veemente Tarl. «È… è sacrilegio!». 
«Senz’altro faccio ben meno danno che se rubo a qualcuno ancora vivo.[…]» Ren […] continuando a rovistare tra i resti della creatura. Non trovò nulla sotto l’armatura, ma poi avvertì che una delle mani d’osso dello scheletro erano chiuse intorno a qualcosa. Forzando ad aprire, Ren rimosse una pesante catena di bronzo.
«Bel lavoro, fratello Tarl. Credo che tu abbia appena ucciso un messaggero amico, da’ un’occhiata a questo». Ren alzò la catena. Un medaglione goffrato pendeva da questa. 
Tarl lo guardò con orrore. Ren aveva ragione. Il guerriero aveva tentato di offrire loro un medaglione di Tyr […] Era identico al medaglione che Scot gli aveva dato e non mostrava segni di corrosione nonostante gli anni che doveva aver passato per terra».
 
Dopo aver scoperto ciò, nonostante la tetraggine funerea del luogo, tutto sembrò molto più tranquillo durante l’avanzata:
 
Qua e là per il cortile, l’erba alta e ammuffita cresceva fitta, come se il sangue e la carne degli uomini che erano rimasti ad affrontare i draghi l’avessero nutrita. Tarl sapeva che gli uomini che vissero all’interno della Rocca Sokol dovevano essere morti come i suoi fratelli nel cimitero, urlando di terrore senza difese adeguate, soffrendo atrocemente ogni oltre immaginazione per l’incapacità di prevenire ciò che seguì. Nessuno stupore per l’ombra nera sospesa sopra questo posto!
«Qualcosa è stato qui – qualcosa di vivo», disse a bassa voce Ren. «E non troppo tempo fa. Guarda quel sentiero dove l’erba è calpestata, sulla sinistra […]»
I tre non avevano fatto più di una dozzina di passi nel cortine quando zolle di terra e di erba iniziarono ad alzarsi da tutte le parti. Urla e gemiti eruppero tutto intorno quando sorsero una dozzina di altri scheletri guerrieri […].
Nulla se non il pagliericcio restava del primo edificio sulla sinistra, un tempo un pagliaio. Il tetto della seconda struttura era completamente bruciato, ma la base dell’edificio era ancora intatta. Come si avvicinarono all’edificio, gli scheletri erranti per il cortile conversero da ogni direzione. L’intero gruppo dei guerrieri nonmorti seguiva il trio, poi si misero in modo orripilante nelle posizioni in cui morirono tra i resti delle mura.
«Cosa… cosa stanno facendo?» singhiozzò Shal, nauseata dalla vista delle creature.
«Ti stanno facendo vedere… fanno vedere a tutti noi… come sono morti», replicò Tarl.
[…]
Senza toccare nessuno dei tre, il nuovo gruppo sembrava spingerli verso la soglia d’entrata del complesso più vicina. Attraversarono cautamente la porta e si ritrovarono all’ingresso […]
«L’appartamento del gran sacerdote», disse Tarl, come se i suoi compagni avessero chiesto una spiegazione. «Gli spiriti senza pace di questi uomini soffrirono più di tutti, perché furono incapaci di proteggere gli aspiranti chierici sui quali avevano fatto voto di vigilare» […]
Di fronte a loro, ancora bellissimo e intatto, c’era la doppia porta intagliata con l’ornamento del martello e della bilancia di Tyr. Tarl si sentì spinto a entrare nel tempio, ma Ren stava ancora guardandosi attorno con attenzione verso l’apertura alla sua destra.
 
E Ren faceva bene a stare attento, perché questo Lord delle Rovine non aveva ancora desistito a continuare a inviare i suoi umanoidi per impedire che la fortezza venisse ripresa dagli uomini.
 
Tarl e Shal si voltarono e videro un coboldo incedere impettito attraverso la porta con un seguito di due dozzine di orchetti e goblin dietro di lui. Ren osservò che la truppa di umanoidi saliva all’interno del secondo piano dell’edificio attraverso un buco nel muro.
«Il gruppo? Il gruppo? È il gruppo?» grugnì un orchetto grasso, che per il suo abbigliamento, appariva con ovvietà il capo della truppa.
«Sì, signore» latrò il coboldo. «Tre di loro… nostri per il Signore delle Rovine».
Gli occhi giallastri e porcini del capo orchetto scintillarono, e grugnì ancora eccitato. «Torturare il gruppo… uccidere il gruppo… avere un gran complimento dal Signore delle Rovine!»
«Potere alla fonte!» Urlò il coboldo.
«Potere alla fonte!» Orchetti e hobgoblin insieme risposero in coro. «Potere alla fonte!». Tutti alzarono picche, spade o asce nell’aria all’unisono con il coro iniziando a circondare i tre umani che finirono schiacciati tra loro schiena contro schiena.
«Che stanno gridando?» Chiese Tarl, guardando Ren per una traduzione.
«Si stanno preparando ad ammazzarci, probabilmente torturandoci, e stanno ripetendo qualcosa riguardo un certo “Potere alla fonte”», rispose Ren.
Tarl tentò di non ascoltare gli schiamazzi e il coro. Cercò di concentrarsi abbastanza da lanciare un incantesimo d’ammaliamento. Aveva fatto pratica su questo incantesimo molte volte in precedenza, ma non lo aveva mai provato di fronte a un gruppo ostile. Se avesse avuto successo, il gruppo delle creature sarebbe stato ricettivo a qualunque cosa avesse detto, almeno per un po’.
         […]
Il coboldo saettò la sua lingua arrotolata intorno alle sue zanne giallastre. «La fonte appartiene al Signore delle Rovine. Lui dice di uccidere, noi ammazziamo. La fonte risplende più forte. Il Signore delle Rovine diventa più forte. Noi siamo più forti. Noi ammazziamo di più. Nessuno ci ferma… Potere alla fonte!» gridò una volta ancora.
Gli altri iniziarono a seguirlo una volta ancora, e Tarl poté sentire il suo controllo sulle bestie svanire. Mosse le sue braccia in in un gesto di benevolenza. «Sicuramente ammazzarci non può essere d’aiuto al vostro signore o alla fonte. Non possiamo fare qualcos’altro per aggiungere potere alla fonte?» […]
Il capo con gli occhi da maiale puntò il suo grugno proprio di fronte alla faccia di Tarl. «Avete la pietra potente? La pietra Ioun? Dateci la pietra, voi vivete. No pietra, noi ammazziamo. Potere alla fonte!»
«Pietra Ioun?» Tarl ripetè, interdetto.
«No pietra Ioun?» il capo iniziò a grugnire. «Ammazzali! Ammazziamoli!»
 
Tre umani contro due dozzine di umanoidi. Una situazione molto peggiore di quella che il gruppo passato poco prima dovette fronteggiare. Ma Ren, Tarl e Shal sembrano essere molto meglio attrezzati dal punto di vista della magia – a quanto pare essere un Chierico di Tyr concede potere di carisma di livello superiore – e soprattutto il Bastone del Potere che la giovane Shal ha in mano è un’arma magica di livello superiore. Si può perfino dire che questi tre siano degli schifosi raccomandati, perché quel fantasma di Ferran Martinez che poi troveranno, si sbottona non poco con loro.
 
Io sono il gran sacerdote di Tyr che restò nel tempio mentre tutti i miei uomini morivano. Poi morii anche io di fame perché non riuscivo a uscire e vedere i loro corpi massacrati. I draghi sanguinari vennero. Bruciarono e uccisero, lasciano l’opera della nostra missione incompiuta».
«Che cosa ti costringe nonmorto, fratello Martinez? Che opera resta incompiuta? Posso essere d’aiuto?» Ren e Shal restavano a guardare Tal in ginocchio a placare l’inquieta apparazione.
La creatura alzò le sue braccia traslucide attraverso l’altare, ripetutamente come se lo stesse colpendo […] «Diavoli dell’Abisso! Ricacciali nella fornace eterna! Dormi uomo! Riposa». Finì con un urlo angosciante.
«Fratello Martinez, posso aiutarti?» Ripeté Tarl.
«La città di Phlan è morta! Mostri. Nient’altro che mostri! E il tempio… non è stato mai usato. Noi riuscimmo solo a finire la sua costruzione, ma non valse. La città senza pace! Nient’altro se non morti viventi e incubi infiniti… e il Signore delle Rovine, Tyrantharaxus, ancora vive! Creatura maledetta dell’inferno! Blasfemo usurpatore! Possa la sua anima marcire!».
Abbiamo ricostruito parte della città, Fratello Martinez. È di nuovo civilizzata, la chiamiamo la nuova Phlan Civilizzata».
«“Phlan Civilizzata”» Ripeté lo spettro, galleggiando più vicino a Tarl.
«Sì, e stiamo costruendo un nuovo tempio sacro a Tyr. Ecco perché sono venuto a aiutare gli altri nella costruzione e nell’avvio del nuovo tempio».
«Un nuovo tempio sacro a Tyr? Poi potrai usare la sacra bilancia?» Lo spettro arrivò all’altare e tirò un indietro un panno. Una bilancia d’argento, la bilancia di Tyr, dio della Guerra e della Giustizia si trovava sul tavolo. «Vedrai questa in uso nel nuovo tempio?»
Tarl scese in ginocchio, in soggezione e riverenza di fronte alla prospettiva di avere una seconda opportunità di portare un simbolo sacro al tempio di Phlan. «Io vedrò la bilancia posta con onore sull’altare del tempio di Phlan»
 
«Allora potrò riposare», disse Ferran Martinez, «e lo stesso potranno fare i tuoi fratelli».
 
La lingua dei Reami
Come per ogni altra cosa, esiste una pletora di variabili nei linguaggi dei Reami. Ci sono i linguaggi razziali e i dialetti regionali, simboli professionali e lingue segrete. Esistono cinque linguaggi “universali“ con una forma scritta, e molte versioni parlate di queste. 
La maggioranza della gente a nord e a est del Mare delle Stelle Cadute, è semi-alfabetizzata. Conoscono abbastanza il linguaggio scritto per usarlo nelle loro necessità quotidiane. L’aspetto che il linguaggio scritto non sia universalmente compreso è fonte di guadagno per gli specialisti di questo settore, come i popolari Bardi.
 
La letteratura è più comune tra la classi nobiliari e quelle a più alta professionalizzazione. Ed è anche diffusa tra la compagnie di avventurieri, perché considerata un’abilità di sopravvivenza, come il nuotare o il riuscire ad accamparsi nelle zone selvagge. Porta dell’Ovest (Westgate), il Sembia meridionale, e forse Hillsfar nelle Terre Centrali (Heartlands) e Acquafonda (Waterdeep) sulla Costa della Spada sono aree a maggiore alfabetizzazione, altrove devi “seguire la tua lingua” come dicono i sapientoni.
 
 
Porfirio Cadorna fa la sua comparsa appena può nel mezzo della Campagna, agisce anche in modo roboante e appariscente e poi, nel giro di pochi giorni, la sua importanza appare del tutto nullificata quando gli avventurieri entrano in contatto con il Tempio di Tyr. La cosa sottilmente affascinante degli affari di Phlan potrebbe essere proprio così: nulla per forza è quello che appare. 
Anche il gruppo che vive dentro il videogame di Pool of Radiance è entrato in contatto diretto con i servitori del dio della Giustizia, e si sono ritrovati a portarsi dietro un Chierico di ben 67 anni di nome Dirten (poi sono io quello che battezza in modo ridicoli i personaggi!). Vista la composizione di questo gruppo, specie gli Allineamenti degli altri due Chierici, si è già capito e stabilito che il fratello Dirten sarà scaricato il prima possibile, onde non creare contrasti e tra le varie fedi e mettere il gruppo in una posizione scomoda rispetto al Consiglio che potrebbe negargli altre missioni solo perché più vicini a divinità Caotiche. 
L’idea sarebbe quella di andare direttamente al Tempio di Bane, compiere la missione che il vescovo Braccio di Tyr ci ha assegnato e tornare indietro, “restituendo” gentilmente il Fratello Dirten. Ma prima, vale la pena vedere come se la cava in combattimento e tra gli umanoidi, non vorremo certo partire impreparati.
 
Senz’altro, non è il caso portarsi dietro questo personaggio in missioni delicate, nelle quali i personaggi potrebbero guadagnare di più tacendo le informazioni e usandole per i propri scopi personali, tuttavia, la notizia dell’asta clandestina a Piazza Podol è nota praticamente a tutto il consiglio, quindi possiamo portarci dietro Dirten – cosa che eviteremo di fare quando andremo alla biblioteca di Mendor.
   Torniamo al Pozzo di Kuto – il quale, effettivamente, come dimostra l’immagine, è servito persino di acqua corrente, e nell’ispezione della zona ci imbattiamo in quello che sembra essere l’ultimo uomo lucertola, in compagnia dei suoi animali di compagnia preferiti.
 
 
   Finalmente abbiamo modo di vedere all’operna un PnG di tipo castante. E scopriamo che, messo in seconda linea, questo Chierico di Tyr inizia a recitare preghiere invocando i poteri divini a lui concessi, decidendo che le feroci bestie quadrupedi che ci stanno attaccando devono essere fermate e rese innocue dai suoi incantesimi Blocca-Persona…
…Blocca-Persona…
«Ma che cazzo! Se si chiama “Blocca-Persona” è perché funziona solo contro gli individui e gli esseri con una fisionomia umana o umanoidi! Questi hanno quattro zampe!».
 
 

 

    La prima impressione è che il nostro Dirten non è molto utile se la sua Intelligenza Artificiale riesce a dare il meglio di sé in questo modo. Per fortuna poi scopriamo che una volta lanciati gli incantesimi, questo PnG non li memorizza automaticamente; dobbiamo farlo noi per lui durante l’Encamp. Perciò mal che va possiamo selezionargli gli incantesimi che più ci piacciono obbligandolo a seguire la nostra strategia almeno al 50-60%. Se non basta questo lo schiaffo in prima linea.
Per fortuna che, poi, l’ennesimo oracolo pazzo incontrato non dice nulla di eccessivamente significativo, a parte il solito blaterìo sulla possanza del nemico.
 
 
   Raccogliamo degli oggetti molto utili per farci credere letteralmente invulnerabili (vedi poi come si sono abbassate le Classi dell’Armatura di alcuni personaggi), ed entriamo a Piazza Podol.
Questa, prima della devastazione era la zona di mercato più trafficata di Phlan. Relativamente vicina ai pontili e ai magazzini, era proprio il posto naturale per lo svolgimento delle attività commerciali all’ingrosso e al dettaglio.
I mostri che adesso controllano la Vecchia Phlan non commerciano nel Mare della Luna, ma utilizzano tutt’ora la piazza come centro di scambio. È una questione di convenienza: alcuni dei mostri più “ricchi” della città, sono riusciti a mettere le mani sull’oro e sulle merci presenti in zona e non hanno avuto voglia di spostarli. Così, c’è anche un po’ attività commerciale propriamente detta, anche se i modi di conduzione non rispettano granché gli standard civili a cui gli uomini sono abituati.
L’asta che si deve tenere a Piazza Podol, è proprio uno di queste attività. La notizia è giunta agli avventurieri tramite il Consiglio che l’ha saputo – senz’altro – da qualche umanoide catturato qualche giorno fa. Ha detto che all’asta verrà messo un oggetto magico estremamente potente che è stato scoperto qualche giorno fa in una zona segreta della città. Chiunque può pensare che “il Boss” possa essere interessato a questo oggetto – se non l’abbia messo all’asta lui stesso in prima persona, ma c’è chi ha detto che lui stesso sarà presente a questo evento, ma in incognito.
L’obiettivo del Consiglio, non è esattamente chiaro. Da un lato, è composto di persone che hanno una certa esperienza riguardo agli umanoidi barbari e a quello che loro possono definire “oggetto magico di grande potere” – spesso gli umanoidi hanno delle capacità intellettuali così limitate da distorcere un po’ tutto: una bacchetta magica che fa molto rumore e tanta luce colorata viene spesso ritenuta più potente di una in grado di aprire portali dimensionali, perché queste ultime non riescono neanche a usarle. Ma se c’è la possibilità che “il Boss” sia in giro per quest’occasione, allora tanto vale tentare di infiltrare qualcuno per riuscire a capire qualcosa di questo individuo così sfuggente ed elusivo.
La situazione di partenza è esattamente questa. E come i più scaltri possono aver già capito, quando si avvicina a Piazza Podol, il gruppo si trova di fronte a una vera e propria fiera, affollata di umanoidi. Come proseguire senza finire coll’essere l’attrazione principale?
 
 
    Per un po’ la copertura sembra reggere, riusciamo ad avanzare per qualche metro in avanti, ma a un certo punto – forse sarà stato per l’odore – una ventina (sì erano 25 per la precisione) di goblin si accorgono che siamo dei nemici infiltrati. Ed eccoci quindi al centro della scena, proprio in mezzo alla piazza del mercato!
 
 
 

 

          Il primo round dello spettacolo ce lo aggiudichiamo noi, ma una volta appurato che «la copertura è saltata», non c’è più molto da fantasticare o da sperare. Sicuro l’asta è saltata, sicuro “il Boss” starà guardandoci – semmai fosse presente – di nascosto da qualche parte. Ma prima di ogni altra cosa, e per l’ennesima volta: non possiamo rimanere allo scoperto in questo luogo con i mostri che affluiranno da tutte le parti per asfaltarci. 
 

 

Dobbiamo tornare indietro il più in fretta possibile e trovare una soluzione alternativa per riuscire ad arrivare al centro della piazza, e anche a passare oltre.
Siamo stati dei codardi secondo voi? Assolutamente no, ci avevamo visto giusto. Infatti, non appena il gruppo fa dietro-front per rientrare nella zona del Pozzo di Kuto, più tranquilla e controllata dagli uomini, ci troviamo il cammino sbarrato da così tanti goblin che neanche riuscivamo a contarli. Non ci volevo credere, erano cinquantacinque! Seriamente! Non fossimo stati in sette di cui sei ottimamente palestrati e attrezzati, senza tirare fuori le armi più pesanti a nostra disposizione non ne saremmo usciti, invece siamo tornati ancora una volta a Phlan per festeggiare il terzo Livello di Mago per Furg.

 

Se non è un’orda questa, poco ci manca
Tiriamo fuori l’artiglieria pesante del Sonno
Dirten questa volta non può sbagliare il Blocca-Persona neanche volendo
Nube Maleodorante:  l’ultimo incantesimo appena imparato da Darletta
Erano così tanti che per una volta quasi riuscivano a circondarci. Ozwald ripara sul fronte interno

 

 
Le spade in Pool of Radiance: la seconda edizione di Advanced Dungeons and Dragons già proponeva un sistema descrizione e utilizzo delle varie armi molto raffinato. Purtroppo in Pool of Radiance, nonostante esista un armamentario molto vasto, non pare esserci l’adozione perfetta del sistema presente nel GdR cartaceo.
In sostanza, le armi da taglio possono essere ripartite in queste categorie: coltelli e pugnali, lame corte, lame lunghe, armi a due mani. I coltelli e i pugnali sono praticamente inutili, armi ottime per i Ladri e gli Assassini (questi ultimi però non esistono nel videogame come Classe), e non mi sembra che ci siano missioni del gioco dove la loro capacità di muoversi senza essere visti e di colpire alle spalle possa essere sfruttata utilizzando queste armi – in altre parole: a volte è possibile usare il famoso “Colpo alle Spalle”, quando riesci a muovere un personaggio Ladro a fare un giro intorno all’avversario e a colpire, ma in quei casi, la spada funziona lo stesso, e ovviamente fa più danno.
La lame corte invece sono le classiche daghe e le spade corte, mentre sotto la categoria di lama lunga ci finiscono le classiche spade lunghe (per l’appunto) quelle da cavaliere medievale, le scimitarre, le asce da battaglia e altre; armi a due mani sono la spada bastarda (impossibile impugnarla insieme allo scudo, nostro malgrado), alabarde, picche, lance, asce bipenne, spadoni a due mani e così via. Altro aspetto forse trascurato è che la razza e la taglia dei personaggi è del tutto ininfluente riguardo alla possibilità di usare le armi, quello che conta è la Classe. Così, pur se può apparire abbastanza ridicolo, uno gnomo e un halfing (i nani al limite sono passabili), possono entrare in battaglia impugnando una lama lunga sottratta a un cavaliere umano o elfico, nonostante siano alti la metà di loro e più bassi dell’arma!
Per la semplice convenienza del fattore danno, è sempre necessario mettere l’arma lunga in mano a personaggi che invece – in realtà – avrebbero difficoltà a usarla e a restare in piedi maneggiandola? Non sempre, dipende anche dal coefficiente della fortuna che potete avere. Io personalmente, sono riuscito a trovare una daga magica (lama corta) che ha un bonus di +2, e attualmente è tra le migliori armi che il gruppo possiede. Non solo perché tutte le altre sono solo delle armi +1, ma anche perché il danno di questa daga è pari a 2D4+2. Se confrontiamo questo danno potenziale con quello di una spada lunga +1, percio: 1d8+1, basta vedere come la daga ha un range di danno che va da un minimo di 4 a un massimo di 10, mentre la spada del cavaliere va da 2 a 9, facendoci senza dubbio preferire la daga in mano a uno gnomo Guerriero/Ladro come Iggiblizzy che attualmente arriva ad avere una Thac0 di 15 e infligge un minimo di 7 danni a botta fino a un massimo 13. Non male per un misero terzo Livello.